L’ultima commedia musicale di Lubitsch, tratta molto liberamente dall’operetta di Franz Lehar il cui libretto fu adattato da Lorenz Hart. Il regista si libera dalla trama originale per costruire un incontro amoroso fatto di seduzione e scaramucce tra il principe Danilo e la bella Sonia, la vedova il cui patrimonio salverà il regno immaginario di Marshovia. Salutato dalla critica come un capolavoro (Lubitsch aveva sofferto il confronto con il Mamoulian di Love Me Tonight), venne definito il primo film a colori, per l’uso perfetto di tutta la gamma dal bianco al nero (per esempio la trasformazione della toilette di Sonia o il grande ballo filmato con pareti a specchio e pavimento multicromatico). Fu La vedova allegra il film che consacrò Jeanette MacDonald tra le grandi di Hollywood.